L’etimologia del nome Clivio spiega molto bene la posizione e le caratteristiche del paese, infatti il paese sorge su un colle da cui si domina la splendida vallata del Mendrisiotto ed alcune zone del Comasco. Da una delle migliori vedute del paese si può scorgere la cittadina svizzera di Chiasso, la funicolare di Brunate e il famoso “panettone” di Montorfano, ultimo colle prima della pianura brianzola. Anche la vista ad Ovest riserva uno splendido panorama, offrendo la possibilità di ammirare il Monte Generoso ( 1704 m.s.l.m), sempre in territorio elvetico.
Entrando in paese da Nord è importante osservare come il vecchio centro storico sia proprio situato su un “clivio”, cioè un colle, con alla base il torrente Lanza, che nel suo percorso in paese prende il nome di torrente Clivio. Lungo questo torrente sono ancora visibili due mulini: il mulino di sopra, conosciuto fin dal 1550, dove fino al 1940 si trovava una filanda, ed il mulino di sotto del quale rimangono purtroppo poche tracce di storia. Sul territorio è però presente una piccola e suggestiva frazione (in fase di sistemazione da parte di privati), che rende molto l’idea della storia passata e della vita di un tempo. Di particolare interesse sono le tre chiese presenti in paese e diverse antiche costruzioni tra cui l'edificio denominato Casa Reale, riconosciuto come dimora di soggiorno, dopo la metà del 1500, del frate-filosofo Giordano Bruno. Nel palazzo di via Albuzzi, oggi in parte ristrutturato, si può visitare un luogo del passato, con colonnati e portici, che oggi è la sede della biblioteca comunale e del Centro ricreativo per anziani, mentre il cortile antistante il caseggiato viene utilizzato per feste e incontri proposti alla popolazione. Il palazzo di Casa Reale è una struttura interessante che domina sul centro del paese.
Di notevole interesse ci sono anche le tre chiese, quella parrocchiale dedicata ai Santi Patroni Pietro e Paolo, con l’adiacente ossario realizzato a fine 1500, la chiesa di San Materno, anch’essa dello stesso periodo, e la piccola chiesetta di Santa Maria della Rosa, abbarbicata in cima al paese e incastonata in uno splendido contesto naturalistico, caratterizzato da poche, ma rinomate vigne, che creano ogni anno un ottimo vino rosso grazie alla passione di enologi della vicina svizzera. Di quest’ultima costruzione si trovano notizie addirittura dal tempo dei Romani che adibirono il luogo a lazzaretto. Sotto l’aspetto naturalistico Clivio si pone in un posizione importante, in quanto è il primo paese del massiccio del Monte San Giorgio, dal 2003 patrimonio dell’umanità UNESCO. (www.montesangiorgio.ch).
La speranza è che anche il nostro territorio venga riconosciuto come bene mondiale e che Clivio con pieno diritto diventi un patrimonio dell’umanità. Il Monte San Giorgio, il Monte Pravello e il Monte Orsa sono riconosciuti come luoghi fra i più importanti al mondo per il ritrovamenti di fossili: basta una semplice visita alle rocce che costeggiano il torrente Clivio nei pressi del campo sportivo per capire che questa zona è una fonte di inestimabile valore storico. Qui, infatti, si ritrovano fossili e stratificazioni rocciose tipiche del periodo triassico, mentre nelle cave del vicino territorio di Saltrio è stato scoperto il “Saltriosauro”, un dinosauro con bacino da rettile, attualmente unico esemplare scoperto in Lombardia, talmente raro che la scienza non gli ha dato ancora alcun nome scientifico.
Altro luogo di grande interesse si trova a Sud di Clivio, al confine con il comune di Stabio (Svizzera). In un parco privato infatti si trovano tre piccoli laghetti, meta di sosta per gli aironi in migrazione. Il colle a fianco, anch’esso confinante con la Svizzera, è un invito alla passeggiata. Si può infatti camminare per ore fino ad attraversare la ramina che separa il territorio cliviese dalla Svizzera, sbucando sui vigneti del rinomatissimo ristorante Montalbano, oppure, sempre sconfinando, si può affrontare il percorso vita naturalistico. L’unico consiglio é quello di munirsi di documenti di identità perché il confine è pattugliato dalla guardia di finanza italiana e dalle guardie di confine svizzere.
CENNI STORICI:
Tradizionalmente Clivio si ritiene abitata dagli Orobi, antica civiltà etnica della Gallia Cisalpina, che abitava la regione montuosa tra il lago di Como e il lago di Garda. Clivio fu una colonia dell'Impero Romano e Cesare vi stabilì una stazione per fare svernare le sue legioni, che agivano come punta avanzata dell'esercito contro i Barbari d’oltre alpe. Nell'epoca Longobarda, Clivio faceva parte, politicamente ed economicamente, del Contado del Seprio.
Nel periodo dei Comuni fu un certo Ottobono da Clivio a comandare le Legioni del basso Luganese contro l'imperatore Federico Barbarossa. Dopo l’anno 1000 fu sede Arcipreturale. Il paese fu altresì patria dei nobili Clivi, annoverata fin dal sec. XI tra le più potenti famiglie della Lombardia. Dalla famiglia dei Clivi ebbe i natali l’Arcivescovo Giordano Clivi che scomunicò l’imperatore Enrico IV e fu eletto Arcivescovo di Milano nel 1112. A lui si deve, nel nostro Rito, la festa della Commemorazione dei defunti. La rilevanza di Clivio alla fine del XII sec. è denotata dalla presenza di almeno cinque chiese: S. Pietro in Canonica, S. Maria, S. Michele, S. Materno, S. Carpoforo.
Tra le chiese più antiche S. Maria della Rosa e S. Materno sono ancora accessibili al culto e ben conservate, mentre degli Oratori di S. Michele e di S. Carpoforo rimangono solo la denominazione delle località. Memorabile fu la visita pastorale fatta dal Cardinale Carlo Borromeo nel 1574. Il Santo, con il suo seguito, fece sosta ad una fonte situata a metà strada tra Ligurno e Clivio e celebrò la S. Messa nella chiesa di S. Pietro.
Di tale passaggio testimonia la presenza presso la scuola Primaria di un bassorilievo in creta – terracotta che raffigura il Santo a cavallo e il suo ingresso in paese. Dal ‘500 in poi Clivio seguì le stesse vicende del Milanese: fu sottoposta ai vari dominatori stranieri Francesi, Spagnoli, Austriaci, ma dopo la metà del sec. XVI la popolazione di Clivio prese a crescere e divenne un punto importante per il controllo delle merci in transito per la Svizzera. Nel 1810 nei Cantoni del dipartimento lariano furono soppressi molti Comuni e Viggiù con Saltrio e Clivio furono “uniti” in un unico Comune. Tale intervento di soppressione suscitò il malcontento tra le popolazioni e solo successivamente alla sconfitta di Napoleone Clivio ritornò ad essere un Comune autonomo, precisamente nel 1816. Fin dopo le guerre risorgimentali dal 1860, il paese di Clivio appartenne alla provincia di Como e dal 1927 alla provincia di Varese.
Una nota storica importante che merita di essere menzionata è la fondazione, nel 1908, della Scuola Moderna Razionalista di Clivio, ad opera di un gruppo di libertari cliviesi, tra cui spiccava Felice Monzini. Quale unica esperienza realizzatasi in Italia, la Scuola, di estrazione anarchica e laica, si ispirava alle teorie ed ai principi libertari della Scuola razionalista fondata da Francisco Ferier, il famoso pedagogista anarchico spagnolo. La fondazione della Scuola a Clivio costituì un episodio di notevole entità sotto l'aspetto dell’autoeducazione popolare italiana. Tra il 1910 e il 1914 la Scuola produsse una rivista periodica che illustrava il programma libertario e pacifista, inoltre documentava i generosi sacrifici dei lavoratori locali per mantenerla in vita e difenderla dalla calunnia.
A fasi alterne e a causa degli eventi bellici tra il ’14 e il ’18, la Scuola di Clivio funzionò sino al 1922. Anche le due guerre mondiali coinvolsero le nostre terre. Fu Clivio che, nel circondario, subì le più gravi conseguenze degli eventi bellici e, a causa del notevole afflusso al valico di Bellavista di soldati che cercavano asilo in Svizzera, un provvedimento delle autorità militari germaniche dispose l’evacuazione della popolazione di una larga fascia di Saltrio e di tutta Clivio. Dal giorno in cui furono obbligati a lasciare il paese, nessun cliviese poté più accedervi, salvo rare eccezioni. Questa drastica e drammatica imposizione, oltre a sconvolgere la vita dell’intero paese, aveva arrecato un danno di parecchi milioni all’agricoltura, allora particolarmente vitale.